Fra le Case, che la divina Provvidenza ci concedette di aprire nell'anno
passato, quella si è di Randazzo in Sicilia, sotto il nome di Collegio
Municipale di S. Basilio, alle falde di quell'Etna, che nel mese di giugno coi
suoi boati, colla sua pioggia di cenere , coi suoi fiumi di lava infuocata,
diede il più maestoso e terribile spettacolo, a cui si possa assistere in
questo mondo.
L'idea di questo Collegio si deve ad alcuni nostri benevoli Cooperatori, che
postisi d'accordo tanto fecero e tanto dissero da riuscire nell'intento di
averlo. Esso é il primo Istituto che noi apriamo in quella celeberrima isola,
illustrata da grandi uomini e da più gran Santi, quali furono tra gli altri fin
dai primi secoli cristiani San Marziano Vescovo di Siracusa, San Pancrazio
Vescovo di Taormina, San Birillo Vescovo di Catania, San Filippo di Agira, e le
Vergini Sant'Agata, Santa Lucia e Santa Rosalia , ed altri ed altre che troppo
lungo sarebbe l'enumerare. Per la qual cosa noi abbiamo la più viva fiducia
che, sotto la protezione di anime così elette, questa prima Casa andrà
prosperando, e sarà come la semente di molte altre.
(1) La città di Randazzo si trova nella provincia e .al Nord di
Catania, nel Circondario di Acireale, sulla sponda destra del fiume Alcantara.
Conta circa dieci mila anime. Credesi da taluni innalzata sull'antica città di
Tissa; altri la credono l'antica Triracio; ne rimangono ancora le vetuste mura,
coi ruderi di un bagno. Vantasi patria di più illustri uomini, ma specialmente
del celebre professore di musica, Erasmo Marotta, che fece parlare molto di sè
a Ronda, e sul cadere degli anni abbandonò il mondo, per entrare nella
Compagnia di Gesù. Nei dintorni di Randazzo vi è una Cappella di stile
bizantino, notabile per la sua rarità e antichità, e il Monastero di Santa
Maria, fabbricato dalla regina Margherita di Sicilia, moglie di Guglielmo I.
La. chiesa di Santa Maria è fregiata di eccellenti pitture del Velasquez, ed è
di architettura normanna.
VIAGGIO DEI SALESIANI A RANDAZZO
AMATISSIMO Sig. D. Bosco,
Sono alquanto in ritardo colla S. V. per più ragioni. La principale si é, che
nei primi due
giorni (sabbato e domenica) fui talmente occupato in fare e ricevere visite, che
ebbi appena tempo a recitare il breviarìo. Ora che ho un po' di tregua, credo
mio dovere darle qualche ragguaglio del nostro viaggio e delle cose di
Randazzo.
Partiti da Torino la sera della domenica 19 corrente giungemmo a Roma il giorno
dopo verso le 2 pomeridiane. Il viaggio fu ameno quanto si può dire. Per
via non potendo prender sonno, ingannavamo il tempo raccontando storie e
facendo castelli in aria a spese di Randazzo e del nostro Collegio. Giunti a
Roma ci recammo dai Fratelli delle Scuole Cristiane, i quali con loro
dispiacere non potendoci ospitare , per avere il locale tutto occupato da
giovani convittori, ci fecero accompagnare all' albergo dei Tre Re, il cui
proprietario aveva un figlio Fratello delle Scuole Cristiane. Pranzato,
visitammo S. Pietro e qualche altra Chiesa, e ci ritirammo alle otto per
riposare.
Il mattino seguente partimmo per Napoli, e con unanime consenso prendemmo le III
classi con un risparmio di 96 lire, temendo che in quella città non accadesse a
noi come a D. Sala e compagni, i quali, atteso il cattivo tempo, vi si
dovettero trattenere due giorni ; cosa che avrebbe messo a soqquadro le nostre
finanze.
A Napoli prendemmo alloggio all' albergo del Globo, dove per l'onestà delle
persone e per le molte pitture di Madonne e Santi, che adornano le pareti, ci
trovammo assai bene. Vi ci trattenemmo 24 ore, cioé fino alla partenza del
battello. Visitammo la città, che ci parve, ed é veramente bellissima ; le
strade zeppe di gente gaia e rumorosa, ma molto rispettosa verso i sacerdoti.
Celebrai la s. Messa in una chiesa, di cui non ricordo il nome. Non avendo
portate meco il Celebret fecero da prima difficoltà a lasciarmi celebrare; ma
quando udirono che io era un prete di Don Bosco non solo mi permisero dir la
Messa, ma trassero fuori bellissime paramenta, prodigandomi ogni sorta di
gentilezze.
Alla sera verso le 4 stanchi dal girare, e bramosi di fare viaggio per mare,
salimmo sul battello Marco Polo e salpammo per Messina. Fin qui tutto era
andato ottimamente e si era sempre scherzato e riso ; ma ora incominciano le
dolenti note. Il mare era piuttosto agitato, e quantunque usassimo tutte le
precauzioni suggeriteci, e ci astenessimo quasi totalmente dal cibo, nondimeno
appena trascorsa un'ora dal nostro imbarco fummo tutti sorpresi da un malessere
insopportabile, che non valse punto il dissimulare. Si tentò ancora di ridere e
scherzare un poco, ma in fine fu mestieri piegare la cervice. Tutti , ad
eccezione di Don Trione, pagammo il gravoso tributo. Nondimeno in confronto di
altri passeggieri, le cui imprecazioni e sospiri ci ferivano le orecchie, noi
sembravamo eroi. Finalmente verso le 10 del mattino (giovedì) entrammo nel
porto di Messina , e dondolando per la fiacchezza e sfinimento, ci avviammo al
Seminario. Fummo introdotti dall'Arcivescovo, la persona più amabile che io
abbia conosciuto. Egli ci preparò una tazza di caffé e volle servirci di
propria mano. Ci trattenne una buona ora discorrendo con trasporto di Don Bosco
e dei Salesiani, ai quali intende affidare la direzione del suo Seminario.
Intanto ci fece allestire un lauto pranzo , e- diè ordine al Rettore di far
portare, da non so dove, dieci letti. Dopo pranzo visitammo qualche monumento,
e ci restituimmo al Seminario per riposare alquanto. Ma io dovetti rinunziarvi
e mettermi in contegno per ricevere visite di preti e secolari, tutti bramosi
di fare la nostra conoscenza e sapere le cose nostre. Fra gli altri vi fu un
avvocato, certo Rosario Picciotto, consigliere municipale , membro della
Giunta, uomo dottissimo e fervente Cattolico, che ebbe la costanza di farmi
parlare per due ore di lettere, scienze ed arti ecc. sicché dovetti sostenere
un esame più serio, che non quelli subiti all' Università di Torino. Infine mi
diede il suo biglietto di visita, e ci offerse i suoi servigi in tutto quello
che ci potesse occorrere. Verso le 7 ritornammo dall'Arcivescovo, e ci
licenziammo edificati di tanta bontà di sì eccellente Prelato, che si fece
piccolo coi piccoli e ci trattò quale un padre i suoi figli. Ci disse che vuole
essere considerato quale un Salesiano ; e lo é -già di fatto, che anzi nella
bontà e dolcezza egli pare un san Francesco di Sales. Nella sua Diocesi egli è
adorato, e non v' è ceto di persone che non ne parli in bene.
Il giorno dopo, celebrata la Messa, partimmo da Messina non senza aver dovuto
questionare coll' impiegato doganale , che ci fece pagare 4 lire di dazio su
dieci pagliericci portati con noi da Torino. Arrivati a Piedimonte, trovammo
due vetture che ci trasportarono attraverso un paese ridente e fertilissimo ,
fino alla lava tuttora fumante. Traversato questo tratto a piedi, non senza
pericolo di bruciar le scarpe, risalimmo in altre vetture, e finalmente
giungemmo a Randazzo, impiegando da Piedimonte 5 ore.
Qui fummo accolti dall'Arciprete e altri Canonici, che ci accompagnarono al
Collegio in mezzo a molta gente, che ci guardava con meraviglia e rispetto.
Ricevemmo anche la visita del Sindaco e di altre persone , di cui non so il
nome. Ma tutta buonissima gente, piena di gentilezze e riguardi verso di noi.
Io che ebbi occasione di dimorare nelle Romagne ed anche in certi paesi del
nostro Piemonte, e partecipava del comune pregiudizio che la Sicilia fosse
alquanto indietro nella civilizzazione, rimasi veramente meravigliato nel
trovare tanta educazione e tanta cortesia, e mi sono ricreduto. lo non temo di
esagerare affermando che in fatto d' educazione Randazzo può dare lezione a
tanti altri paesi del continente. La religione é rispettata e praticata
indistintamente da tutte le classi di persone. Insomma io trovo tutto bello per
ora ; bello il cielo , ameno il paese , grandioso il Collegio, e ottima la
popolazione.
Il numero dei convittori accettati é oramai di 60. Se avessimo fin di quest'anno
le cinque classi ginnasiali le domande avrebbero oltrepassato il 100.
L'ingresso é fissato ai 15 novembre, l'inaugurazione ai primi dicembre. Avremo
il Vescovo di Acireale ed altri personaggi forestieri. Sarà una gran festa.
Gliene darò contezza a suo tempo.
Noi siamo tutti pieni di buona volontà, e, se occorre, coll' aiuto di Dio,
faremo miracoli ; ma abbiamo bisogno che l'Oratorio non ci dimentichi, e che
Ella, signor D. Bosco, ci raccomandi a Maria Ausiliatrice che ci raccolga sotto
il suo manto, ed al nostro Patrono s. Francesco, che ci ottenga parte di quella
dolcezza e zelo per le anime, con cui Egli operò tanti prodigi a maggior gloria
di
Dio. Ci mandi, amatissimo signor D. Bosco, la sua benedizione, affinché facciamo
ogni sforzo per renderci degni del nome che portiamo. Saluti da parte nostra i
cari superiori Don Rua, Don Cagliero, D. Durando, D. Bonetti, D. Lazzero, Don
Cays , D. Barberis , D. Bertello e tanti altri, che sarebbe troppo lungo il qui
numerare. In fine mi creda
Suo aff mO in G. C. Sac. D. PIETRO GUIDAZIO.
LETTERA AFFETTUOSA DELL' ARCIVESCOVO DI Messina
sulla visita a lui fatta dai Salesiani di Randazzo. ILLUSTRISSIMO E REV.MO
SIGNOR D. Bosco,
Le sono obbligatissimo per avermi dato la dolco consolazione di abbracciare i
suoi cari figliuoli qui giunti per Randazzo. Ne avea grande desiderio, e Dio
benedetto mi ha esaudito. Prego nostro Signore a volerla rimeritare (1).
Essi arrivarono qui felicemente ieri mattina. Il viaggio fu piuttosto felice,
sebbene non adusati al mare avessero sofferto alquanto. Fui fortunato di
offerire l'alloggio nel mio quasi distrutto Seminario, ed essi ebbero la bontà
d' accomodarsi.
Quanto benedico l'opera sua, veneratissimo Padre ! Che Iddio la prosperi e
dilati un Istituto tanto bello, e che così bene risponde all'esigenza dei tempi
!
Appresi che avrò la grande consolazione di vederla qui, quando da Brindisi Ella
verrà ad onorare queste contrade. Non mi neghi una grazia ; la supplico a
venire direttamente in questo Episcopio per darmi il bene di ospitarla nel suo
passaggio.
La S. V. ha conchiuso la pregiatissima sua del 19 corrente con una parola, che
non ho potuto capire : Da mia parte non tarderò di compiere ogni mia relativa
obbligazione. Per l' amor di Dio, Rev.mo Padre, quale obbligazione?
Gradisca, la prego, la mia intima riconoscenza pel bene che mi ha concesso; si
degni di aver memoria di me miserabile nelle sue orazioni, e permetta che le
baci di cuore le mani nel dichiararmi con ogni rispetto
Della S. V. Ill.ma e Rev.ma
Umil.mO obb.mo Serv.re GIUSEPPE GUARINO,
Arciv. di Messina.
Messina, 24 ottobre 1879.
(1) Che bel cuore ! e che ammirabile degnazione! Ebbe ragione D.
Guidazio a chiamare questo Prelato : La persona più amabile, che egli avesse
conosciuto.
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