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mercoledì 7 ottobre 2015

LA PRIMA CASA SALESIANA IN SICILIA ossia IL COLLEGIO DI S. BASILIO IN RANDAZZO.

Fra le Case, che la divina Provvidenza ci concedette di aprire nell'anno passato, quella si è di Randazzo in Sicilia, sotto il nome di Collegio Municipale di S. Basilio, alle falde di quell'Etna, che nel mese di giugno coi suoi boati, colla sua pioggia di cenere , coi suoi fiumi di lava infuocata, diede il più maestoso e terribile spettacolo, a cui si possa assistere in questo mondo.
L'idea di questo Collegio si deve ad alcuni nostri benevoli Cooperatori, che postisi d'accordo tanto fecero e tanto dissero da riuscire nell'intento di averlo. Esso é il primo Istituto che noi apriamo in quella celeberrima isola, illustrata da grandi uomini e da più gran Santi, quali furono tra gli altri fin dai primi secoli cristiani San Marziano Vescovo di Siracusa, San Pancrazio Vescovo di Taormina, San Birillo Vescovo di Catania, San Filippo di Agira, e le Vergini Sant'Agata, Santa Lucia e Santa Rosalia , ed altri ed altre che troppo lungo sarebbe l'enumerare. Per la qual cosa noi abbiamo la più viva fiducia che, sotto la protezione di anime così elette, questa prima Casa andrà prosperando, e sarà come la semente di molte altre.
(1) La città di Randazzo si trova nella provincia e .al Nord di Catania, nel Circondario di Acireale, sulla sponda destra del fiume Alcantara. Conta circa dieci mila anime. Credesi da taluni innalzata sull'antica città di Tissa; altri la credono l'antica Triracio; ne rimangono ancora le vetuste mura, coi ruderi di un bagno. Vantasi patria di più illustri uomini, ma specialmente del celebre professore di musica, Erasmo Marotta, che fece parlare molto di sè a Ronda, e sul cadere degli anni abbandonò il mondo, per entrare nella Compagnia di Gesù. Nei dintorni di Randazzo vi è una Cappella di stile bizantino, notabile per la sua rarità e antichità, e il Monastero di Santa Maria, fabbricato dalla regina Margherita di Sicilia, moglie di Guglielmo I. La. chiesa di Santa Maria è fregiata di eccellenti pitture del Velasquez, ed è di architettura normanna.
VIAGGIO DEI SALESIANI A RANDAZZO
AMATISSIMO Sig. D. Bosco,
Sono alquanto in ritardo colla S. V. per più ragioni. La principale si é, che nei primi due
giorni (sabbato e domenica) fui talmente occupato in fare e ricevere visite, che ebbi appena tempo a recitare il breviarìo. Ora che ho un po' di tregua, credo mio dovere darle qualche ragguaglio del nostro viaggio e delle cose di Randazzo.
Partiti da Torino la sera della domenica 19 corrente giungemmo a Roma il giorno dopo verso le 2 pomeridiane. Il viaggio fu ameno quanto si può dire. Per via non potendo prender sonno, ingannavamo il tempo raccontando storie e facendo castelli in aria a spese di Randazzo e del nostro Collegio. Giunti a Roma ci recammo dai Fratelli delle Scuole Cristiane, i quali con loro dispiacere non potendoci ospitare , per avere il locale tutto occupato da giovani convittori, ci fecero accompagnare all' albergo dei Tre Re, il cui proprietario aveva un figlio Fratello delle Scuole Cristiane. Pranzato, visitammo S. Pietro e qualche altra Chiesa, e ci ritirammo alle otto per riposare.
Il mattino seguente partimmo per Napoli, e con unanime consenso prendemmo le III classi con un risparmio di 96 lire, temendo che in quella città non accadesse a noi come a D. Sala e compagni, i quali, atteso il cattivo tempo, vi si dovettero trattenere due giorni ; cosa che avrebbe messo a soqquadro le nostre finanze.
A Napoli prendemmo alloggio all' albergo del Globo, dove per l'onestà delle persone e per le molte pitture di Madonne e Santi, che adornano le pareti, ci trovammo assai bene. Vi ci trattenemmo 24 ore, cioé fino alla partenza del battello. Visitammo la città, che ci parve, ed é veramente bellissima ; le strade zeppe di gente gaia e rumorosa, ma molto rispettosa verso i sacerdoti. Celebrai la s. Messa in una chiesa, di cui non ricordo il nome. Non avendo portate meco il Celebret fecero da prima difficoltà a lasciarmi celebrare; ma quando udirono che io era un prete di Don Bosco non solo mi permisero dir la Messa, ma trassero fuori bellissime paramenta, prodigandomi ogni sorta di gentilezze.
Alla sera verso le 4 stanchi dal girare, e bramosi di fare viaggio per mare, salimmo sul battello Marco Polo e salpammo per Messina. Fin qui tutto era andato ottimamente e si era sempre scherzato e riso ; ma ora incominciano le dolenti note. Il mare era piuttosto agitato, e quantunque usassimo tutte le precauzioni suggeriteci, e ci astenessimo quasi totalmente dal cibo, nondimeno appena trascorsa un'ora dal nostro imbarco fummo tutti sorpresi da un malessere insopportabile, che non valse punto il dissimulare. Si tentò ancora di ridere e scherzare un poco, ma in fine fu mestieri piegare la cervice. Tutti , ad eccezione di Don Trione, pagammo il gravoso tributo. Nondimeno in confronto di altri passeggieri, le cui imprecazioni e sospiri ci ferivano le orecchie, noi sembravamo eroi. Finalmente verso le 10 del mattino (giovedì) entrammo nel porto di Messina , e dondolando per la fiacchezza e sfinimento, ci avviammo al Seminario. Fummo introdotti dall'Arcivescovo, la persona più amabile che io abbia conosciuto. Egli ci preparò una tazza di caffé e volle servirci di propria mano. Ci trattenne una buona ora discorrendo con trasporto di Don Bosco e dei Salesiani, ai quali intende affidare la direzione del suo Seminario. Intanto ci fece allestire un lauto pranzo , e- diè ordine al Rettore di far portare, da non so dove, dieci letti. Dopo pranzo visitammo qualche monumento, e ci restituimmo al Seminario per riposare alquanto. Ma io dovetti rinunziarvi e mettermi in contegno per ricevere visite di preti e secolari, tutti bramosi di fare la nostra conoscenza e sapere le cose nostre. Fra gli altri vi fu un avvocato, certo Rosario Picciotto, consigliere municipale , membro della Giunta, uomo dottissimo e fervente Cattolico, che ebbe la costanza di farmi parlare per due ore di lettere, scienze ed arti ecc. sicché dovetti sostenere un esame più serio, che non quelli subiti all' Università di Torino. Infine mi diede il suo biglietto di visita, e ci offerse i suoi servigi in tutto quello che ci potesse occorrere. Verso le 7 ritornammo dall'Arcivescovo, e ci licenziammo edificati di tanta bontà di sì eccellente Prelato, che si fece piccolo coi piccoli e ci trattò quale un padre i suoi figli. Ci disse che vuole essere considerato quale un Salesiano ; e lo é -già di fatto, che anzi nella bontà e dolcezza egli pare un san Francesco di Sales. Nella sua Diocesi egli è adorato, e non v' è ceto di persone che non ne parli in bene.
Il giorno dopo, celebrata la Messa, partimmo da Messina non senza aver dovuto questionare coll' impiegato doganale , che ci fece pagare 4 lire di dazio su dieci pagliericci portati con noi da Torino. Arrivati a Piedimonte, trovammo due vetture che ci trasportarono attraverso un paese ridente e fertilissimo , fino alla lava tuttora fumante. Traversato questo tratto a piedi, non senza pericolo di bruciar le scarpe, risalimmo in altre vetture, e finalmente giungemmo a Randazzo, impiegando da Piedimonte 5 ore.
Qui fummo accolti dall'Arciprete e altri Canonici, che ci accompagnarono al Collegio in mezzo a molta gente, che ci guardava con meraviglia e rispetto. Ricevemmo anche la visita del Sindaco e di altre persone , di cui non so il nome. Ma tutta buonissima gente, piena di gentilezze e riguardi verso di noi. Io che ebbi occasione di dimorare nelle Romagne ed anche in certi paesi del nostro Piemonte, e partecipava del comune pregiudizio che la Sicilia fosse alquanto indietro nella civilizzazione, rimasi veramente meravigliato nel trovare tanta educazione e tanta cortesia, e mi sono ricreduto. lo non temo di esagerare affermando che in fatto d' educazione Randazzo può dare lezione a tanti altri paesi del continente. La religione é rispettata e praticata indistintamente da tutte le classi di persone. Insomma io trovo tutto bello per ora ; bello il cielo , ameno il paese , grandioso il Collegio, e ottima la popolazione.
Il numero dei convittori accettati é oramai di 60. Se avessimo fin di quest'anno le cinque classi ginnasiali le domande avrebbero oltrepassato il 100. L'ingresso é fissato ai 15 novembre, l'inaugurazione ai primi dicembre. Avremo il Vescovo di Acireale ed altri personaggi forestieri. Sarà una gran festa. Gliene darò contezza a suo tempo.
Noi siamo tutti pieni di buona volontà, e, se occorre, coll' aiuto di Dio, faremo miracoli ; ma abbiamo bisogno che l'Oratorio non ci dimentichi, e che Ella, signor D. Bosco, ci raccomandi a Maria Ausiliatrice che ci raccolga sotto il suo manto, ed al nostro Patrono s. Francesco, che ci ottenga parte di quella dolcezza e zelo per le anime, con cui Egli operò tanti prodigi a maggior gloria di
Dio. Ci mandi, amatissimo signor D. Bosco, la sua benedizione, affinché facciamo ogni sforzo per renderci degni del nome che portiamo. Saluti da parte nostra i cari superiori Don Rua, Don Cagliero, D. Durando, D. Bonetti, D. Lazzero, Don Cays , D. Barberis , D. Bertello e tanti altri, che sarebbe troppo lungo il qui numerare. In fine mi creda
Suo aff mO in G. C. Sac. D. PIETRO GUIDAZIO.

LETTERA AFFETTUOSA DELL' ARCIVESCOVO DI Messina

sulla visita a lui fatta dai Salesiani di Randazzo. ILLUSTRISSIMO E REV.MO SIGNOR D. Bosco,
Le sono obbligatissimo per avermi dato la dolco consolazione di abbracciare i suoi cari figliuoli qui giunti per Randazzo. Ne avea grande desiderio, e Dio benedetto mi ha esaudito. Prego nostro Signore a volerla rimeritare (1).
Essi arrivarono qui felicemente ieri mattina. Il viaggio fu piuttosto felice, sebbene non adusati al mare avessero sofferto alquanto. Fui fortunato di offerire l'alloggio nel mio quasi distrutto Seminario, ed essi ebbero la bontà d' accomodarsi.
Quanto benedico l'opera sua, veneratissimo Padre ! Che Iddio la prosperi e dilati un Istituto tanto bello, e che così bene risponde all'esigenza dei tempi !
Appresi che avrò la grande consolazione di vederla qui, quando da Brindisi Ella verrà ad onorare queste contrade. Non mi neghi una grazia ; la supplico a venire direttamente in questo Episcopio per darmi il bene di ospitarla nel suo passaggio.
La S. V. ha conchiuso la pregiatissima sua del 19 corrente con una parola, che non ho potuto capire : Da mia parte non tarderò di compiere ogni mia relativa obbligazione. Per l' amor di Dio, Rev.mo Padre, quale obbligazione?
Gradisca, la prego, la mia intima riconoscenza pel bene che mi ha concesso; si degni di aver memoria di me miserabile nelle sue orazioni, e permetta che le baci di cuore le mani nel dichiararmi con ogni rispetto
Della S. V. Ill.ma e Rev.ma
Umil.mO obb.mo Serv.re GIUSEPPE GUARINO,
Arciv. di Messina.
Messina, 24 ottobre 1879.
(1) Che bel cuore ! e che ammirabile degnazione! Ebbe ragione D. Guidazio a chiamare questo Prelato : La persona più amabile, che egli avesse conosciuto.

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