Mc 13, 24-32
24In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
25le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
27Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
28Dalla pianta di fico imparate la
parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie,
sapete che l’estate è vicina.
29Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
30In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga.
31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
32Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Commento
a cura di Daniela De Simeis
Prima
Lettura – Dn
12,1-3
Salmo
Responsoriale – Sal
15
Seconda
Lettura -
Eb 10, 11-14.18
Vangelo –
Mc 13, 24-32
Il
Vangelo di questa domenica, al primo ascolto, può sembrarci un
po' strano: sembra di trovarsi in uno di quei film definiti
“catastrofisti”, che mettono in scena spettacolari cataclismi.
Avete
ascoltato bene? Rileggo: “In quei giorni, dopo quella
tribolazione, il sole si oscurerà e la luna non darà
più il suo splendore e gli astri si metteranno a
cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno
sconvolte”.
Dopo
aver sentito frasi del genere non c'è molto da stare allegri,
non vi pare?
Il
cielo si oscura, la luna si spegne, le stelle cominciano a
precipitare sulla Terra, i pianeti cambiano di posto nel cielo...
Brrr, proprio un brutto scenario!
Come
mai Gesù sta parlando così con i suoi Apostoli? Anche a
loro piacevano i racconti catastrofici?
Per capire da dove nascono questi discorsi, dobbiamo fare un passo indietro, nel brano del Vangelo di Marco che precede il pezzettino che abbiamo ascoltato adesso. Tutto nasce dalle esclamazioni ammirate dei Discepoli per il Tempio di Gerusalemme: loro ne esaltano la grandiosità, le pietre preziose, il suo essere maestoso, ed invece il Rabbi li invita a non attaccare il cuore e la fede ad un edificio, per quanto splendido ed importante esso sia; perché anch'esso un giorno sarà distrutto. Sì, anche del meraviglioso Tempio resteranno solo rovine.
Questo in parte scandalizza chi ascolta, e li fa allontanare, ma molti sono proprio spaventati dalle parole del Maestro di Nazareth. Ed ecco che la loro conversazione si sposta su quando il mondo finirà, sui segni che accompagneranno la fine del tempo di questo nostro pianeta.
Gesù risponde con una frase stupenda: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.”
Per capire da dove nascono questi discorsi, dobbiamo fare un passo indietro, nel brano del Vangelo di Marco che precede il pezzettino che abbiamo ascoltato adesso. Tutto nasce dalle esclamazioni ammirate dei Discepoli per il Tempio di Gerusalemme: loro ne esaltano la grandiosità, le pietre preziose, il suo essere maestoso, ed invece il Rabbi li invita a non attaccare il cuore e la fede ad un edificio, per quanto splendido ed importante esso sia; perché anch'esso un giorno sarà distrutto. Sì, anche del meraviglioso Tempio resteranno solo rovine.
Questo in parte scandalizza chi ascolta, e li fa allontanare, ma molti sono proprio spaventati dalle parole del Maestro di Nazareth. Ed ecco che la loro conversazione si sposta su quando il mondo finirà, sui segni che accompagneranno la fine del tempo di questo nostro pianeta.
Gesù risponde con una frase stupenda: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.”
Non
dobbiamo spaventarci al pensiero che il cielo e la terra possano
essere distrutti, che conoscono una fine, un termine: questo è
nell'ordine normale delle cose. Anche se magari non ci pensiamo mai,
perché ci sembra un evento lontano e quasi impossibile, anche
noi moriremo, tutti quanti: la nostra vita ha avuto un inizio e un
giorno avrà anche una fine.
Tutte le cose create, per quanto grandi, magnifiche, potenti... un giorno conosceranno la loro fine, non ci saranno più. Gli scienziati ci dicono che il nostro Sole è ormai a metà della sua storia: una storia moooolto lunga, perché si spegnerà tra 5 miliardi di anni!
Tutte le cose create, per quanto grandi, magnifiche, potenti... un giorno conosceranno la loro fine, non ci saranno più. Gli scienziati ci dicono che il nostro Sole è ormai a metà della sua storia: una storia moooolto lunga, perché si spegnerà tra 5 miliardi di anni!
Ora,
capisco che a dirlo così ci sembra un futuro molto molto
lontano, che di certo non ci riguarda personalmente, ma resta per
sempre una realtà. E quando il Sole si spegnerà, anche
la nostra Terra non potrà più continuare a vivere. E la
Luna non sarà più luminosa. E le stelle e i pianeti non
manterranno più il loro posto... Sì, le parole di Gesù
dicono una verità che anche gli scienziati condividono: un
giorno, il cielo e la Terra, come noi oggi li conosciamo, avranno un
termine, una fine.
Però,
le parole del Maestro e Signore non si limitano a questa verità:
“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non
passeranno.”
Ci
rassicura: le sue parole NON passeranno, resteranno valide sempre e
per sempre, anche quando il tempo sarà ormai finito.
Questo
è per noi un messaggio di grande speranza, che apre il cuore
alla fiducia. Ci regala un senso di profonda sicurezza, perché
siamo appoggiati su una roccia salda, indistruttibile: la Parola del
Signore!
Questo
non vi scalda il cuore? Non vi colma di gioia?!
Oltre
a rassicurare gli Apostoli e noi, il giovane Rabbi suggerisce un
esempio prezioso che l'evangelista Marco si premura di riferirci: ci
invita ad imparare dal fico. “Dal fico imparate questa
parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le
foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così
anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è
vicino, alle porte.”
Il
Maestro sta parlando a persone che vivono in campagna e sanno
riconoscere con prontezza tutti i cambiamenti che avvengono nella
Natura. Ogni più piccola sfumatura ha per loro un significato
preciso, è un linguaggio che conoscono e che comprendono
appieno. Proprio per questo Gesù porta l'esempio dell'albero
di fico, presente quasi in ogni cortile delle case in Israele: ci si
siede alla sua ombra nelle ore più calde; ci si raduna ai suoi
piedi, le sere d'estate, a conversare; i suoi rami, dalla corteccia
liscia, sono molto invitanti per i bambini che si vogliono
arrampicare e i suoi frutti, freschi oppure conservati dopo averli
essiccati, fanno parte dell'alimentazione del popolo ebraico.
Quindi,
da vero Maestro, sceglie un esempio alla portata di tutti e fa notare
che il comparire delle foglie sui rami, che diventano anche più
flessibili, sono il segnale, chiarissimo per tutti, che ormai la
stagione sta cambiando e l'estate è in arrivo.
Noi,
forse, non abbiamo questo tipo di esperienza: molti vivono in città,
senza giardini intorno, tanto meno campi o frutteti. Ma anche noi
sappiamo leggere i segni più semplici della Natura: se il
cielo si riempie di tante tante nuvole grigie, fitte fitte, voi cosa
pensate stia per succedere? Ma certo! Sta per piovere!
Vorrei
aggiungere che, anche se molti non sanno più riconoscere il
linguaggio della Natura, siamo diventati bravi a leggere le
espressioni, anche minime sul volto delle persone intorno a noi. Dite
la verità: vi basta notare quella piccola ruga tra gli occhi
di mamma, per sapere che oggi non è proprio il caso di fare
capricci! D'altra parte, se mentre rientra dal lavoro, ha sul viso
quella specie di piccolo sorriso, che si solleva da un lato solo,
come se sorridesse per qualcosa che sa solo lei, allora vuol dire che
è di buon umore e possiamo raccontarle con foga mille e mille
cose!
Il
Maestro e Signore chiede, agli Apostoli ed a noi: visto che siete
così bravi a leggere e comprendere il linguaggio della Natura
e dei volti delle persone, allora potete riconoscere anche ogni altro
segno. Perciò, quando vedrete accadere eventi che lasciano
senza parole, come terremoti, tsunami, meteoriti che cadono dal
cielo... invece di farvi prendere dalla paura, o addirittura dal
terrore, considerateli per quello che sono: un segno.
Un segno potente, impressionante, che ci ricorda che non siamo eterni: la nostra anima lo è, ma il nostro corpo finirà. La Parola di Dio è eterna: il mondo intorno a noi invece finirà.
Quegli eventi che ci spaventano, ci aiutano anche a ricordare che la nostra potenza è limitata: malgrado tutti gli sforzi della scienza, nonostante le grandi risorse della tecnologia, anche con in tasca l'ultima generazione di telefonia ed a portata di mano tutto il mondo, grazie a internet ed ai satelliti... noi non siamo Dio.
Un segno potente, impressionante, che ci ricorda che non siamo eterni: la nostra anima lo è, ma il nostro corpo finirà. La Parola di Dio è eterna: il mondo intorno a noi invece finirà.
Quegli eventi che ci spaventano, ci aiutano anche a ricordare che la nostra potenza è limitata: malgrado tutti gli sforzi della scienza, nonostante le grandi risorse della tecnologia, anche con in tasca l'ultima generazione di telefonia ed a portata di mano tutto il mondo, grazie a internet ed ai satelliti... noi non siamo Dio.
Questo
è ciò che ci ricordano le catastrofi che avvengono in
Natura.
Quando
ci sentiamo troppo sicuri di noi stessi, quando confidiamo troppo nel
nostro grande potere di esseri umani intelligenti, basta una pioggia
abbondante e una frana, per farci riflettere e ritrovare il nostro
posto nell'Universo: piccoli, fragili, bisognosi del Padre che ha
cura di noi, del Figlio che si fa nostro amico, dello Spirito che ci
dona la sua forza.
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